L’accerchiamento della Cina non sta funzionando, ma è un motivo per rafforzarlo e non per abbandonarlo

 

Di Carlo Pelanda

 

 

Il Dalai lama ha dichiarato che la Cina non va accerchiata, ma gradualmente educata alla democrazia. Questa rubrica ne rispetta il pensiero anche perché si avvale delle consulenze dei migliori strateghi/scenaristi del mondo. Ma insiste sulla strategia di accerchiamento condizionante.   

Clinton cooptò la Cina nel mercato globale in cambio solo di promesse di buon comportamento. Pechino non le ha rispettate ed ora pone tre problemi. Il modello interno è troppo disordinato, lo sviluppo “a bolla” potrebbe implodere creando una depressione mondiale. La riluttanza ad accettare le ragioni degli altri, per esempio la richiesta di ridurre l’eccesso di competitività, rischia di far saltare il mercato globale provocando reazioni protezionistiche. Se non implode prima, nel 2025 sarà la prima potenza mondiale e ciò implica la migrazione del centro politico del pianeta da Washington a Pechino, ovvero la vittoria del capitalismo autoritario contro quello democratico. Precorsa oggi dalla conquista cinese dell’Africa e di parte dell’America latina attraverso il seguente contratto con i dittatori dell’area: voi ci date energia, materie prime, accessi privilegiati al business e noi vi difendiamo dalle pressioni democratizzanti, oltre a darvi armi e denaro. In sintesi, è fallita l’idea clintoniana che puntava all’educazione della Cina come conseguenza automatica dello sviluppo economico. Infatti nel 2007 l’America ha cambiato strategia iniziando ad accerchiare cautamente la Cina (accordi con Giappone, India ed Australia) ed a inviarle messaggi dissuasivi. Ma Pechino sta sfuggendo facilmente al condizionamento e aumentando la proiezione mondiale della sua forza per controdissuadere. Quindi il Dalai Lama ha ragione nell’avvertire che l’accerchiamento non sta funzionando. Infatti manca la Russia, in Europa solo la Germania si oppone alla penetrazione cinese, l’Islam petrolifero non è a bordo. E raccomanda una strategia dove lavori il tempo. Ma tale soluzione porterebbe a disastri economici o alla fine dell’occidente. Pertanto questa rubrica resta ferma nel sostenere l’accerchiamento, invocandone il completamento: Mosca dentro, Euroamerica, spazio economico delle democrazie che riscriva le regole di accesso al mercato per la Cina, condizionandola (www.lagrandealleanza.it). Il pensiero orientale e buddista è più intelligente perché allungando i tempi riduce violenza e rischi. Ma il tempo lavora contro l’occidente e per noi è necessario accorciarlo aumentando rischi e forza proiettata. Cristo, Clausewitz, Patton non lasciarono lavorare il tempo, ma presero il dominio del tempo stesso per vincere.                  

Carlo Pelanda